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Restiamo uniti fino alla fine per non rendere vano lo sforzo degli altri

Scritto da Andrea Ruzzeddu

14 Dicembre 2020

L’otto dicembre 1980 ci lasciava John Lennon, cantautore inglese di fama mondiale. Forse l’anniversario del suo decesso ci tocca di più in questi anni. Ci sono forti tensioni tra molti Paesi del mondo che minacciano sempre di più un ritorno alle origini in cui ognuno si regge da sé senza contare sull’appoggio degli altri in un’unica coesione. Un esempio è la chiusura di alcuni rami del commercio tra gli USA e gli Stati del mondo, la tensione tra gli USA e l’Iran molto forte all’inizio di quest’anno, la minaccia di rimpatrio di tutti coloro che risiedono nel Regno Unito grazie ai rapporti regolati dall’UE che si stanno sgretolando con la Brexit. Molto più recenti sono state le tensioni persino all’interno di molti Paesi come il nostro dove ci sono state molte rivolte a causa di una generale incertezza sul futuro e di una mancanza di fiducia nei confronti delle istituzioni che hanno imposto molte limitazioni per evitare la diffusione del virus. Inoltre solo per poco tempo c’è stata una coesione politica, mentre ora si è tornati a prima della pandemia in cui ognuno fa la voce più grossa dell’altro gridando a scandali e chiamando la sfiducia di un Governo a quanto pare incapace di gestire una situazione di emergenza come questa. Chissà come gli altri avrebbero controllato il problema, di sicuro meglio. Ma in termini massimi, le persone non si sono sentite completamente distrutte e abbandonate a sé stesse.

Se all’inizio John Lennon parlava di argomenti importanti in modo molto più musicale con i Beatles, la sua vera essenza si è fatta vedere con lo scioglimento del gruppo, le cui cause sono ancora ignote. La canzone che meglio si adatta al contesto odierno è Imagine in cui il celebre chitarrista teorizza un mondo senza conflitti in cui tutte le persone sono unite e in totale pace. Lennon è stato attivista per chiedere la fine di alcune delle più importanti guerre che hanno segnato la storia contemporanea come quella del Vietnam. Forse la sua richiesta di pace in parte è stata ascoltata e, tralasciando i conflitti quotidiani in Medio Oriente, il mondo occidentale segue i suoi precetti, o perlomeno non si usano più le vecchie armi. Infatti, nonostante non ci sia stata una terza guerra mondiale, dal 1975 ad oggi, la storia non è stata rose e fiori. Se superficialmente sembrerebbe così, è perché non si risponde più a un’offesa con la polvere da sparo. Oggi si tagliano i rapporti di scambio commerciale, ci si riappropria in malo modo di soldi prestati, si alzano gli interessi. In breve, le guerre non si combattono più coi fucili, ma con i soldi. I rapporti tra gli Stati sembrano quasi regolati da continui atti di ripicca a causa di torti subiti. Anche la stessa Unione Europea, portavoce di ideali di unità e libertà, fatica a essere un’unione di Stati. Infatti se prima era difficile fare patti tra Stati per far prevalere il bene comune dei cittadini e non quello delle persone di un unico Paese, oggi lo è ancora di più: quanti vertici inconcludenti!

Io dico che oggi più che mai serve unità per affrontare questa grande difficoltà che ha colpito e ancora incombe sul mondo intero. Solo così potremo superare questo ostacolo. Tutti vogliamo riappropriarci delle nostre vite il prima possibile per non sprecare altro tempo. Manca un mese circa all’inizio delle vaccinazioni contro il virus, siamo arrivati all’ultimo scalino prima di arrivare oltre la montagna, serve solo un ultimo sforzo per tornare alla tanto agognata libertà. Restiamo uniti!

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