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Aspal, la sede di Olbia: la crisi morde e la scommessa è l’autoimpresa

Scritto da Federico Spano

21 Gennaio 2021

di Paolo Ardovino

Son cambiati i tempi, e chi è a contatto con il mondo del lavoro ha il polso della situazione. È cambiato il mondo occupazionale, le richieste e le domande. È cambiato, si è evoluto, anche chi si intende di impiego. Lo spiega Sergio Arnò (nella foto di Vanna Sanna), coordinatore dei centri per l’impiego di Olbia e Palau, confluiti ormai da anni sotto l’insegna dell’Aspal (Agenzia sarda per le politiche attive del lavoro). Prima, tra sportelli e sedute d’attesa si accalcavano centinaia di persone, «nei periodi meno affollati, almeno cento al giorno», dice Arnò dalla sua scrivania, nella sede di Olbia. Ora, in presenza, pochi impiegati, pochissimi utenti. «Dalla chiusura di marzo abbiamo attivato un centralino collegato con tanti operatori che lavorano anche da casa, e poi altre questioni vengono risolte via mail. Una comodità per chi non può muoversi. Ma sono presenti anche due postazioni Covid per chi ha proprio necessità di recarsi fisicamente qui». L’Aspal gallurese abbraccia 17 comuni dalla costa all’entroterra. A proposito di cambiamenti, poi, i numeri del 2020 vanno al ribasso. «Tra novembre 2019 e novembre 2020 si è perso circa il 25% dei contratti». Compito dei centri per l’impiego è confrontarsi con i due grandi bacini: da una parte le aziende, dall’altra i cittadini. Raccogliere le necessità degli uni e collocare le giuste figure professionali. Il settore maggiormente interessato è quello alberghiero e della ristorazione. I galluresi iscritti all’Aspal sono 55mila. I servizi offerti, gratuitamente, a chi cerca lavoro per la prima volta e a chi vuole reinserirsi, sono diversi: «Partendo dall’utente che ha bisogno di aggiornare il curriculum. Le aziende ora però si stanno muovendo verso le video-presentazioni, è la nuova frontiera. Poi il nostro obbiettivo – spiega il coordinatore – è capire che figura ci si trova di fronte, analizzare le competenze, capire quelle nascoste, si cerca di indirizzare la ricerca dell’occupazione. Ma anche orientamento sull’autoimpiego, tirocini e orientamento nelle scuole». L’altro versante è quello del confronto con le aziende. Solitamente questo era proprio il periodo in cui si ci preparava alla stagione e si capiva il bisogno di impiego. Anche adesso, seppur a rilento, ci si sta organizzando. «Il mercato del lavoro stava andando benissimo, la scorsa annata abbiamo migliorato anche i numeri del 2018, che già si era dimostrato anno record». Uno spunto interessante in questo periodo – sembra un paradosso – è l’auto impresa. Arnò ne è convinto: «Il territorio è vivace nell’imprenditorialità», unisce giovani e meno giovani, chi terminati gli studi si affaccia al mondo dei “grandi” e chi vuole reinventarsi. «Ci stiamo attivando con i comuni affinché con le istituzioni facciano conoscere il più possibile misure lavorative come quella “Resto al sud”. Forse proprio questo è il momento giusto per ragionarci e provarci».

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