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I social network tra utilità e potere

Scritto da Andrea Ruzzeddu

21 Gennaio 2021

Ormai i social network sono in grado di racchiudere dentro il proprio spazio svariate funzioni creando un vero e proprio mondo virtuale al quale gli utenti si affezionano e difficilmente riescono ad uscirne perché possono fare tutto quello che vogliono e trovano ciò di cui hanno bisogno in poco tempo e con facilità in un unico posto. Facebook per esempio è, oltre che una piattaforma dove poter pubblicare istanti della propria vita che si vogliono condividere con gli altri, un luogo per fare annunci, vendere, comprare, contattare persone lontane centinaia di chilometri da noi ecc., il tutto in uno schiocco di dita. Ma in primis, i social sono degli spazi quasi completamente liberi dove fare campagne di informazione su scala mondiale. Di conseguenza, sono degli strumenti potenti capaci di creare gruppi e mobilitare persone verso una causa. Già nel nostro Paese vengono utilizzati dal Premier G. Conte, ma il primo a capire le potenzialità della galassia digitale è stato M. Renzi durante il suo mandato da Presidente del Consiglio dei Ministri: nel suo famoso #matteorisponde, oggetto di forti critiche; tuttavia efficace, l’ex presidente rispondeva alle domande delle persone in diretta. In questo modo, si riusciva a stabilire un contatto diretto tra cittadini ed istituzioni. Altri esempi sono tutte le dirette fatte in periodo di pandemia dai maggiori produttori di hardware per lanciare i propri prodotti. In questo modo, sono riusciti ad avere posti “a sedere” illimitati raggiungendo una grande audience in tutto il mondo e, come conseguenza finale, una diffusione maggiore delle novità annunciate.

Ma se queste sono tutte lance a favore, ovviamente ci sono anche degli aspetti negativi: molte sono le truffe che circolano nei social network capaci di rubarti i soldi senza accorgersene. Inoltre, di recente proprio il fondatore di Facebook e possessore di altre piattaforme digitali quali Instagram e WhatsApp, Mark Zuckerberg, è stato accusato di aver venduto i dati di molti suoi utenti senza il consenso a Cambridge Analytics. Oltre a ciò, condividere la propria vita con altre persone rendendola visibile a tutto il mondo, comporta la rinuncia volontaria alla propria privacy, cosa troppo poco considerata dagli utenti. In fin dei conti lì dentro siamo tutti delle prede che si cacciano a vicenda ma soprattutto siamo sotto le ali dei proprietari dei servizi che possono fare quello che vogliono con le nostre “persone digitali”. Di recente l’assalto al Capitol Hill negli USA è la dimostrazione del fatto che le persone prendono alla lettera ciò che leggono, spesso travisandolo e facendolo veramente. In generale possono essere diffusi concetti, idee e pensieri sbagliati capaci di entrare nella mente delle persone. Come se non bastasse, sono posti dove è difficile combattere la disinformazione e le fake news: l’attendibilità delle notizie che si leggono nei social è un punto considerato solo di recente dai produttori: chiunque può scrivere ciò che vuole su Internet e ottenere un alto livello di condivisioni tanto da far sembrare una corbelleria reale, ed è difficile eliminarla o far prevalere il fatto reale.

Quindi i social sono delle piattaforme meravigliose ma ancora in via di sviluppo. Forse sono delle armi troppo potenti e delle città con molta libertà e, come ci insegna la storia, ciò porta all’anarchia.

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