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Le parole sono importanti, usiamole bene

Scritto da Edoardo Peronnia

21 Gennaio 2021

Siamo in evoluzione. Non parlo dell’evoluzione di darwiniana memoria, bensì di quella lenta ma inesorabile piccola quotidiana miglioria che affina le nostre capacità cognitive: la meravigliosa facoltà di superarci per cogliere un ulteriore e più alto significato. Ebbene sì, parlo dell’evoluzione  della comunicazione verbale.
Ma facciamo ordine: cominciamo col cambio di marcia, e lo facciamo prendendo ad esempio la vendita in pubblicità. Noi tutti siamo consumatori, e comperiamo beni o servizi in questo mondo dove negli ultimi anni l’accelerata verso i consumi è stata enorme. Sotto lo sguardo distratto dei più,  è nato un nuovo modo di parlare: è il raccontare per immagini. Un sistema molto più ammiccante e suadente, che ha immediatamente conquistato tutte le pubblicità. Chiunque avesse qualcosa da vendere, diceva che ce lo dovevamo comprare, magari facendoci credere che senza, saremmo stati più infelici o addirittura emarginati…
Penserete, “ma non è una novità”, infatti: l’ultima tendenza non è più chiederti di comprare, ma nella comunicazione è stato inserito il cosiddetto paternalismo libertario, ovvero la capacità attraverso la quale io ti vendo qualcosa, anche un’idea per esempio, ma lo scopo è quello di farti credere che sei tu a scegliere di pensarla così o a scegliere di comprare un oggetto piuttosto che un altro e così via. Questo sistema sta popolando i social più usati dagli adolescenti, anche su TikTok e Instagram. Star e starlette si avvicendano in microschegge di video della durata di pochi secondi, dal sapore finto homemade, e si mostrano nell’atto di usare questo e quel prodotto, meteore strapagate dalle case produttrici, che si rivolgono a menti in evoluzione.

Appunto, l’evoluzione di cui accennavo sopra, da questa parte del video, orde di giovani e giovanissimi, sempre più monosillabici, sempre più muti, e probabilmente più soli nonostante le centinaia di followers. Noi reduci di italica cultura, conterranei  di più di un genio letterato, naufraghi di una lingua evolutasi dal latino e dal volgare, noi che abbiamo l’Accademia della Crusca e Sgarbi, l’Opera più grandiosa del mondo (da Verdi a Puccini) e la ricchezza dei dialetti regionali. Noi sì, proprio noi, mentre Leopardi e Manzoni si rivoltano nella tomba commentiamo con un cuore, approviamo o disapproviamo con un pollice… ecco perché scelgo di dire che siamo sempre più muti, perché riduciamo il tempo del commento, il tempo del pensare a cosa dire non serve: basta un clik. 
Ma come è possibile, se girando la medaglia trovo gli stessi adolescenti che per una brutta stregoneria ritrovano la favella da tastiera e massacrano via web il coetaneo preso di mira, quello di turno, il più debole? Evoluzione del linguaggio, legata inevitabilmente all’evoluzione del comportamento che ne fa scaturire. C’è un film di Nanni Moretti, dove il protagonista schiaffeggia la giornalista per il modo decisamente approssimativo e sgarbato di parlare, urlandole: «Le parole sono importanti!». La parte interessante è che dopo aggiunge «chi parla male, pensa male. E vive male. Le parole sono importanti. Trend negativo. Io non parlo così».

Con le parole abbiamo il grande privilegio di comunicare, e possiamo scegliere cosa e come comunicare: possiamo creare meraviglia, emozionare,  tramandare come doni verbali eredità del passato, possiamo addirittura ferire o uccidere, il nostro meraviglioso linguaggio è un dono importante.

Concludo con una riflessione: attenti a ciò che dite, perché non è proprio vero che “verba volant”, purtroppo le parole che getti su qualcuno, troppo spesso gli restano appiccicate, tutti gliele possono vedere addosso, soprattutto se lo fai sul palcoscenico dei social. Le parole sono importanti.

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