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Lu pascarò, il senso di Alghero per il mare

Scritto da Daniele Tosi

11 Febbraio 2021

Nella città sarda di Alghero è tutt’ora presente un forte legame fra l’uomo e il mare, in particolar modo la pratica della pesca è legata da un nodo marinaro alla città, tant’è vero che il simbolo di Alghero è proprio il corallo, le prime testimonianze sull’utilizzo del corallo risalgono al V-VI secolo a.C. quando i Fenici e i Cartaginesi nei loro insediamenti di Nora Tharros Sulcis e Karalis lavoravano già il corallo per la creazione di oggetti ornamentali, testimonianza di questo utilizzo è una collanina ritrovata a Tharros composta da 7 grani di corallo rosso che ora appartiene al museo archeologico di Sassari, è stupefacente notare come questa pratica sia presente ancora oggi, infatti possiamo trovare vari negozi di corallo presenti nel centro storico algherese.
La lingua è lo specchio del popolo stesso e poiché l’algherese è caratterizzato fortemente dal gergo dei pescatori ho voluto intitolare questo articolo “Lu pascarò”: Il pescatore. Alghero è sempre stata un punto importante per le rotte commerciali marittime, dapprima venne usata come base logistica per gli scambi via mare dei genovesi in seguito più tardi divenne una fortezza militare catalano-aragonese. I pescatori locali sono ancora attivi con un centinaio di imbarcazioni tradizionalmente in legno mentre i luoghi dove prima stavano le barche sono itinerario per passeggiate di cittadini e turisti, la banchina antica del porto con il suo immenso spazio viene utilizzata per eventi sociali come concerti e gare di rally. Credo che la bellezza di Alghero risplenda maggiormente nella stagione estiva, la luce del sole arriva nei piccoli vicoli del centro storico e allora si creano degli spazi d’ombra che rendono ancora più ricco l’ambiente della città vecchia, il rumore delle onde che incontrano gli scogli risuona per le vie e un pescatore con passo deciso cammina verso la sua barca.

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